sabato 12 marzo 2016

God Save The Queen!


Ci sentiamo di ribadirlo ancora una volta, ad alta voce, senza paura di essere smentiti: quello che stiamo vivendo è il Campionato Italiano più equilibrato di sempre. Le ultime stagioni hanno visto prevalere la forza e l’organizzazione di un gruppo di ragazzi padovani che hanno saputo, da prima, imparare a fare i conti con l’amaro sapore della sconfitta (a volte amarissimo) per poi godere delle gioie che la vittoria di uno scudetto può regalarti. Prima di loro a dominare per un triennio erano stati i Thunder Roma, vera e propria accademia del gioco di squadra itinerante per tutto il Paese, per non parlare della squadra più vincente di sempre, quegli Skorpions Varese che nella seconda metà degli anni 2000 non avrebbero perso neanche con la Nazionale Italiana All Time. 

Se cercate il padrone di questo campionato rimarrete delusi. Vi starete chiedendo il perché. Semplice, non esiste, ed è proprio questo il bello. Il girone A, quello dei Campioni d’Italia per intenderci, è un thriller lungo dieci giornate. I Coco Loco che avrebbero dovuto fare il bello e cattivo tempo non dominano proprio con nessuno, vedi la trasferta di Palermo contro i Red Cobra, giocata sabato scorso, risolta solo nell’ultimo quarto.  Nei due derby contro i cugini di Venezia raccolgono appena due punti, con i lagunari che per mole di gioco creata avrebbero meritato sicuramente qualcosina in più. Andando un pò più a sud, le Pantere di Viterbo guidate dal carro armato Fatmir iniziano la stagione con una trasferta disastrosa, prendendo una quantità di gol da Milano (neopromossa) e Bologna (che ad oggi annovera solo cinque elementi in rosa) che ha quasi dell’imbarazzante per una squadra che pochi mesi prima sedeva comodamente sul gradino basso del podio italiano. Attendere il riscatto dei laziali nei match di ritorno era lecito. Infatti, detto fatto: la retroguardia alza le barricate chiudendosi in trincea, e da quel momento non passa più nessuno. Il Dream Team, che nella gara casalinga era andata a segno ben dieci volte, rimane incredibilmente a secco, schiantando il muso più e più volte contro un muro di gomma che respinge la totalità delle sortite offensive prodotte manco si stesse giocando a squash, d’altronde si sa, il buon vecchio schema catenaccio e contropiede difficilmente passa di moda. Non capita tutti i giorni di vedere una squadra di alto livello non riuscire a gonfiare la rete in una partita di hockey, quello che è successo nel match di ritorno tra Coco Loco e Black Lions, però, ha del paranormale. Per la prima volta nella storia del nostro sport il tabellone finale recita uno 0-0 che ha scioccato allo stesso tempo pubblico presente ed amatori casalinghi della domenica, dimostrazione di quanto il tatticismo portato all’esasperazione, in alcuni casi, rappresenti la mortificazione della libertà d’espressione. 

Anche il girone B vive di equilibri precari, soprattutto dopo il derby lombardo d’andata, che anziché prendere la strada di Monza, consuetudine delle ultime primavere, prende a sorpresa quella di Varese. Gli Scorpioni tirano fuori una prova di cattiveria, una di quelle prestazioni da campione ferito nell’orgoglio, probabilmente non hanno ancora digerito quel 9-2 inflitto dai cugini con lo Squalo cucito sul petto circa un anno fa. L’unica certezza del raggruppamento, al momento, porta indosso i colori giallo e blu dei Thunder, vittoriosi in tutte le quattro uscite stagionali. I romani, però, dovranno vedersela ancora contro Varese ed i Vice-Campioni d’Italia monzesi, rinvigoriti dalle vittorie proprio contro gli Skorpions, nella gara di ritorno, ed i Leoni Sicani, in una trasferta siciliana condita da tanto sole, sorrisi, e cibo di strada. La sorpresa più bella della stagione, però, fino a questo momento l’hanno regalata le Mucche di Albano Laziale, con l’inatteso ritorno in campo di sua maestà Michele Fierravanti, uno che quando vuole può fare la differenza in campo anche con un braccio fasciato. L’ex Commissario Tecnico della Nazionale è la variabile impazzita del girone, il fattore che può sconvolgere le sorti di questa o quell’altra squadra. La sua Albalonga conta due vittorie su tre gare disputate. Derby contro Roma a parte, ha vinto e convinto contro la neopromossa Ancona e ribaltato un parziale terrificante che la vedeva sotto 0-3 in casa contro i Leoni Sicani (partita vinta 5-3).

L’equilibrio emerso in questa prima metà di regular season sembra essere figlio di una tendenza sempre più diffusa tra le squadre della massima serie, ovvero quella di proporre un gioco sempre più legato alla preparazione maniacale degli aspetti riguardanti la tattica. Nessuna compagine lascia niente al caso. Ogni allenatore mette sul tavolo del black jack le proprie carte, cercando, però, di non dare il tempo al banco di vincere la mano. Nessuno domina contro nessuno. Scordatevi Cenerentole contro le quali arrotondare il numero di gol del bomber di turno, ogni match si gioca punto a punto, un incontro di quindici round nel quale il K.O. tecnico per manifesta superiorità non è ammesso. È un campionato “che non vuole padroni”, un pò come la Roma degli anni ’70 raccontata magistralmente da Giancarlo De Cataldo nel suo celebre Romanzo Criminale. Conquistarlo è un’impresa per persone coraggiose, per uomini (e donne, in questo caso) capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di prendersi la responsabilità della giocata decisiva a pochi secondi dalla sirena conclusiva, in grado di cambiare la storia con un lampo di genio. 

Una lega in cerca della sua Regina. Lo scudetto più incerto degli ultimi vent’anni è lì, qualcuno di questi provi a prenderlo.  











































       Claudio Fabra
       





























lunedì 18 maggio 2015

Delirio Padovano!



Il selfie cha passerà alla storia


PLAYOFF 2015, DAY 3 - Un'altra stagione è arrivata alla conclusione, un altro pezzo di storia di questo sport è stata scritta. Più di vent'anni fa tutto questo non esisteva, e aggiungeremmo un "purtroppo". Non sapremo mai quanti anni di grande hockey abbiamo perso, sicuramente sappiamo quante emozioni abbiamo vissuto, tra grandi sfide, campioni da celebrare, vecchi amici da rincontrare, o a volte ricordare. La cerimonia di chiusura è una grande festa che vorremmo non finisse mai. Tutti uniti sotto un'unica bandiera, quella della passione per questo sport. La stagione 2014/15 ci lascerà in eredità il ritorno tra le “grandi” di due vecchie conoscenze come Dream Team e Dolphins, le retrocessioni di Aquile e Magic, il ritorno alle final four dei Thunder, l'orgoglio dei Leoni Sicani, la difesa targata Vitersport (anche se non a Lignano), la grande sorpresa Madràcs, giovani di belle speranze (per ulteriori informazioni chiedere in casa Blue Devils, Bulls e Turtles), il gemellaggio tra Coccodrilli e Falchi, due capocannonieri con la testa piena di rasta, tanti nuovi nomi, parecchi talenti, qualche occasione persa, due supplementari ed una sola Regina. Sì, perchè è questo che è diventata Padova, una Regina al tempo stesso carismatica ed elegante, dallo sguardo fiero e profondo, rivolto al futuro. Ci sono stati anni, in Italia, nei quali non c'era spazio per nessuno. In una sola città era concentrato troppo talento per non vincere, anzi dominare. Un uragano in movimento sempre pronto ad esplodere. Centro nevralgico di un intero movimento sportivo per un quinquennio, spina dorsale della Nazionale azzurra. Probabilmente la squadra italiana più forte di sempre. Gli Skorpions hanno rappresentato tutto questo negli anni compresi tra il primo scudetto, vinto un pò a sorpresa a nemmeno due anni di distanza dalla prima apparizione, e l'ultimo successo del 2010. Riuscivano ad esprimere un'ampiezza della manovra in leggera controtendenza, si fa per dire, con quell'idea di gioco molto italiana, tutta "blocchi" e tatticismo esasperato. Ecco, i maestri del tatticismo esasperato sono sempre stati i romani, probabilmente anche tuttora, capaci di vincere tre scudetti di fila quando tutti li davano per spremuti, ma soprattutto capaci di tirare fuori il massimo potenziale da ogni giocatore passato nei pressi del parquet di S. Lucia. Contro quelli con lo scorpione su sfondo rosso, però, anche i capitolini erano costretti a capitolare (scusate lo squallido gioco di parole). I Coco Loco sembrano una rivisitazione di quegli Skorpions a qualche anno di distanza, con un pò più di forza fisica e un po’ meno di esperienza internazionale. Per accostare definitivamente Padova a Varese bisognerà aspettare che la compagine veneta eguagli qualche record lombardo. Non siamo sicuri che sia così scontato, siamo sicuri, però, di essere di fronte ad una squadra che al momento non ha rivali in Italia, in grado di sfatare il tabù “Thunder alle Finali” con una rimonta che dice tutto sulla maturità di un collettivo pienamente consapevole dei propri punti di forza, o di regolare ai supplementari l’unica rivale capace di tenergli testa nelle ultime due stagioni (a proposito: continuate così, prima o poi arriva!), e dopo essere stata raggiunta a pochi secondi dal trionfo tricolore. La differenza tra padovani e resto d’Italia sta tutta lì. Se hai paura di vincere nel momento decisivo alla fine perdi, è matematico. Una sorta di logica masochista che ha afflitto intere generazioni di campioni, compresi i protagonisti di questa storia, che nella finale del 2013 persero uno scudetto suicidandosi nel finale di gara. Altri tempi.
Oggi quei ragazzi si sono laureati Campioni d’Italia per la seconda volta di fila, eguagliando il numero record di finali disputate consecutivamente proprio dagli Skorpions (dal 2007 al 2010), e facendo sfilare in passerella un collettivo che sembra rappresentare una sintesi di tutto ciò che serve oggi per vincere (almeno al di qua delle Alpi). Tre mazze forti fisicamente e tecnicamente, interscambiabili a seconda delle esigenze. Uno stick giovane ed insuperabile. Un veterano tra i pali, che negli anni ha interpretato tutti i ruoli che il gioco ha messo a disposizione, riuscendo quasi sempre a trasmettere una certa tranquillità al reparto difensivo, un pò come quella provata dai tifosi gialloneri quando in campo c’è uno stick con il numero 10 sulle spalle, cervello in movimento dell’intera squadra. Il tutto ben condito da una vagonata di giovani alle volte giovanissimi, sorriso contagioso di una squadra che di motivi per sorridere ne avrebbe già parecchi, tra vittorie, cori, abbracci e festeggiamenti singolari. Come quello di Emanuel Farcasel, mattatore di una finale tirata e nervosa. Uomo immagine di questo idillio giallonero, e non per la storica tripletta di domenica contro gli Sharks, ma per quel selfie sotto la curva amica, splendida cornice di un piccolo capolavoro padovano.  


Fabregas
















venerdì 15 maggio 2015

Trilly Campanellino e il riscatto degli Squali





PLAYOFF 2015, DAY 2 - Appena ventiquattro ore fa speravamo di assistere ad uno spettacolo d’intensità agonistica, che tradotto in soldoni voleva dire ‘due semifinali combattute’. Con il senno di poi possiamo dire di essere usciti da un cenone di capodanno iniziato e finito con il cotechino, ovvero quello che per tradizione ti aspetti sempre di trovare, anche se magari poi neanche lo mangi. Le Finali di wheelchair hockey sono un po’ tutto questo, insieme. Cerchi di capire quale delle quattro squadre finaliste non vorresti vedere sul gradino più alto del podio, sempre perché siamo italiani, anche se poi dentro di te speri solo di vedere uno spettacolo di agonismo, talento, adrenalina, e se capita anche fortuna, che non guasta mai. La febbrile attesa delle due semifinali, valide per l’accesso alla sfida scudetto, non ha oscurato la mattinata dedicata alla serie cadetta. Nella giornata di ieri Dolphins e Dream Team hanno messo in chiaro la loro posizione di forza rispetto al discorso promozione, vincendo le gare d’esordio, rispettivamente contro Blue Devils e Madràcs, con due risultati rotondi, anzi, uno dei due decisamente ‘paffuto’. Il blasone di queste due grandi del passato hockeystico nostrano ha avuto la meglio sull’inesperienza di due formazioni imbottite di tanta freschezza ed altrettanta voglia di crescere, che da sole però, almeno in questo sport, non sono mai bastate per vincere. Qualche spunto positivo è arrivato dai Madràcs, gli stessi ragazzi di Udine che fino a ieri sognavano ad occhi aperti, capendo poco o niente di quello che stava accadendo in campo. I neroverdi hanno saputo dimostrare grande orgoglio, rialzando subito la testa a meno di ventiquattro ore dalla disfatta della gara d’esordio, e contro un avversario ancora una volta fuori portata, facendo rivedere a tratti il gioco ammirato durante l’intera fase a gironi, e ritrovando un Claudio Comino al tempo stesso lucido e spietato sottoporta. Il mattatore della partita è stato il solito Occhialini, che di mestiere fa il capitano. Se nella giornata di ieri ha alternato la sciabola al fioretto, oggi, in campo, ha messo solo tanta voglia di chiudere la pratica una volta per tutte. Una nota di merito va spesa in favore di Simone Giangiacomi, altra vecchia conoscenza anconetana che in questi primi due giorni di gare ha sbagliato poco o niente. Forse più niente che poco. Come il Dream Team, che ha saputo gestire allo stesso tempo risultato ed energie, riportando Milano là dove Milano deve stare, ed era ora.

Qualche sobrio festeggiamento e un pranzo veloce anticipano il momento più atteso, le due partite che decidono un bel pezzo di stagione. I primi a scendere in campo sono i campioni in carica padovani, che hanno nei romani in maglia gialloblu la peggiore bestia nera (per qualsiasi informazione andare alla voce ‘finale-scudetto’ edizione 2011/12 e 2012/13). I Thunder, privi tra i pali di quel monumento di tenacia umana ed abilità sportiva che risponde al nome di Gabriele Angelini, decidono di affidarsi all’usato sicuro, quello dei tre scudetti consecutivi tanto per intenderci. E la scelta sembra pagare. I romani arrivano al giro di boa sopra di uno e, soprattutto, senza aver subito reti. I Coco Loco, però, non sono più quelli delle due inesorabili sconfitte ad un passo dalla gloria, e lo dimostrano con una rimonta che sembra essere un trattato di umiltà e nervi saldi, condita da una vagonata di talento e malizia. Nel terzo quarto i gemelli del gol iniziano a suonare la loro sinfonia. Quando Salvo crea, Farcasel realizza; quando Salvo realizza, Farcasel crea. La capitale cede così il passo a quella che a detta di molti, nonostante il secondo posto nel girone di qualificazione, rimane la squadra da battere. E conti alla mano l’unica squadra che è stata in grado di battere la corazzata veneta nelle ultime due stagioni risponde al nome di Sharks Monza. Sì, peccato che la Brianza Alcolica stavolta ubriaca lo sembra per davvero. La semifinale contro la rivelazione Vitersport Viterbo non è propriamente una formalità ma, per il livello di gioco espresso dai lombardi nel corso dell’intera stagione, poco ci manca. Le partite, però, si vincono sul campo, e le Pantere laziali, in campo, stanno mettendo tutto, ma proprio tutto. Quella macchina da gol di Mattia Muratore illude con una doppietta che sembra proiettare i suoi verso l’agognata finale, sfiorata per ben tre stagioni consecutive. La piacevole passeggiata di salute degli Squali, verso la fine del primo quarto, subisce uno scossone improvviso quanto inatteso. Anche dall’altra parte hanno una macchina da gol niente male, si chiama Fatmir Kruezi, e quest’anno ne ha buttati dentro circa quaranta. Quella che sembrava ordinaria amministrazione, in pochi minuti, assume i tratti dello psicodramma tanto temuto. La maledizione semifinale sembra ripresentarsi prontamente con un ghigno ancora più sgradevole del solito. Definire la difesa monzese vista tra il secondo ed il terzo quarto non è semplice, soprattutto per coloro abituati a vedere i ragazzi di coach Dell’Oca esprimere concetti hockeystici ben diversi. La difesa recita la parte della bambola voodoo, infilzata più o meno ad ogni sortita offensiva avversaria, mentre la lampadina del campione sembra spegnersi definitivamente dopo l’errore dal dischetto che poteva far riavvicinare i suoi in vista del finale di gara. Ma proprio quando la contesa sembra volgere al termine succede qualcosa di incomprensibile. La Viterbo corsara che aveva dominato il campo in lungo e in largo improvvisamente tira i remi in barca, facendosi schiacciare dietro. La paura di farsi riprendere dalla squadra in preda allo psicodramma si materializza nella più beffarda delle auto profezie. Capitan “Fatmir” Uncino non fa più così paura, ed i bimbi sperduti di Monza, tutto a un tratto, non sembrano più così ‘sperduti’. A guidarli, però, non c’è Peter Pan, ma il ritorno di Trilly Campanellino, che riaccende la luce su una battaglia che sembrava perduta, sfrecciando come una scheggia impazzita in cerca dell’impresa, che puntualmente arriva, con un rigore (stavolta segnato) che pareggia i conti con il destino. Subire un parziale di 5-1 nel quarto decisivo insegna che la partita non la puoi vincere, ed infatti Viterbo si sgretola definitivamente ai tempi supplementari, abbattuto dai due gol decisivi del solito Mattia “Trilly” Muratore. Nemmeno l’improvviso malore di Luca Vanoli (a proposito: non facciamo scherzi, domani in campo!), e un rigore a favore sul finale (quello vero) sono bastati ai laziali per tirarsi fuori dal pantano nel quale, purtroppo, si sono andati a cacciare da soli. Probabilmente la partita più bella, e allo stesso tempo drammatica, degli ultimi anni. Incubo da una parte, favola a lieto fine dall’altra. Del resto il buon James Matthew Berrie l’Isola che non c’è cosa l’aveva immaginata a fare…


Fabregas














(foto - S. Bonezzi)

giovedì 14 maggio 2015

Dolphins e Dream Team, chi inizia bene...






PLAYOFF 2015, DAY 1 - La ventesima edizione dei Playoff del Campionato Italiano ha finalmente aperto i battenti, accendendo i riflettori sull’evento dell’anno. Il Presidente Antonio Spinelli, nel suo discorso di benvenuto, ha ricordato quanto di buono è stato fatto in questi primi vent’anni di storia della Federazione, un intervento accompagnato da una speranza per il futuro, quella di vedere un movimento sportivo unito, che non lasci incancrenire nella rabbia o nella polemica sterile le proprie potenzialità di crescita. Il pensiero è condivisibile, se non fossimo nati nel Paese dove la polemica è stata inventata. Fa parte di noi italiani, e forse è più bello così. La Cerimonia di Apertura prosegue tra esibizioni di danza, sorrisi, ed una frenetica voglia di aprire un altro tipo di danze, quelle con mazza e stick.
La fase di avvicinamento ad una Fase Finale è un nevrotico incalzare di aspettative, sogni, pronostici, e probabilmente tanto altro. Per esempio, chiedete ad uno di quei ragazzi con un serpente sul petto cosa hanno provato, lì a bordo campo, mentre assistevano ad uno spettacolo al quale fino a poche settimane prima non avrebbero immaginato di assistere. Un sogno ad occhi aperti per i ragazzi di Udine, che hanno saputo dimostrare costanza e grande forza di nervi in quello che, conti alla mano, è stato il girone più combattuto dell’intera serie cadetta. Per uno strano scherzo del destino, però, il sogno friulano subisce un brusco risveglio ad opera della “squadra dei sogni”, quel Dream Team che sembra già lanciato verso la vittoria del Campionato dopo il primo giorno di gare. Ronsval e compagni ricordano a quei ragazzi di belle speranze che la strada verso la massima serie italiana è ancora lunga, con una prestazione che non ammette repliche, ma che allo stesso tempo non dice tutta la verità sulle reali potenzialità dei Madràcs, apparsi a tratti, se non arrendevoli, decisamente spaventati da un palcoscenico di cotanto prestigio sportivo. A volte basta solo rompere il ghiaccio per iniziare a giocare come si sa, sperando che questo avvenga già nel match-day di oggi.
Il secondo incontro di giornata ha visto contrapposte due squadre dalla grande memoria sportiva. I Blue Devils Genova, orfani di quell’Andrea Ronsval che da due stagioni incanta all’ombra della Madunina, hanno saputo comunque rinnovarsi, proponendo un mix di nuove proposte (vedi alla voce Sciuva, Usai e Ottonelli, tanto per fare qualche nome) e qualche usato sicuro (come Alessio Merlino), il tutto condito con il peso in fase offensiva di “Gigi-gol”, al secolo Luigi Tortora. Dall’altra parte del campo i Dolphins Ancona, che ancora oggi, a distanza di parecchi anni, si affidano all’uomo simbolo Stefano Occhialini, generoso operaio dell’hockey che ama alternare gioco di sciabola e fioretto. I primi due quarti hanno espresso una certa superiorità dei marchigiani, che non si è concretizzata nel punteggio per via delle troppe imprecisioni in fase di realizzazione, che hanno permesso ai genovesi di rimanere in partita. I due squilli liguri, neanche a dirlo, li butta dentro il solito Tortora. A chiudere definitivamente la contesa, però, ci pensa l’uomo del momento, quello che nello scontro diretto valido per la qualificazione contro gli Sconvolts Pescara ha deciso che ai Playoff ci sarebbero andati loro, i Delfini, stroncando sul nascere ogni velleità di vittoria degli amici abruzzesi. Le due accelerazioni di Marco Galeazzi danno respiro alla panchina guidata da coach Salvatore Pichierri, sbarrando la strada verso i primi agognati ‘tre punti’. Nel rispetto dei pronostici della vigilia si chiude così la prima giornata di gare, proseguita con un’amichevole nel dopocena, forse per favorire la digestione.

Nel pomeriggio di oggi tocca alle quattro finaliste di A1, sperando che sia uno spettacolo d’intensità agonistica, la stessa alla quale siamo abituati da circa Vent’anni.


Fabregas














[In foto - alcuni momenti della prima giornata di gare]



giovedì 7 maggio 2015

BarSport TV sbarca in Sicilia!




Il derby siciliano tra Red Cobra Palermo e Leoni Sicani raccontato dal nostro Claudio Fabra, uno degli ideatori di Bar Sport in versione videomaker per un giorno. Buona visione! 

mercoledì 6 maggio 2015

I Bomber di A2 danno spettacolo... numeri da capogiro!



61  Claudio COMINO  (Madràcs Udine)   
52  Luigi TORTORA  (Blue Devils Genova)
41  Davide SCIUVA  (Blue Devils Genova)
35  Luca VIGLIOLI  (GiocoAnmic Parma)
30  Anna ROSSI  (Turtles Milano)
28  Gianmarco PANIZZO  (Bulls Treviso)
23  Marco MAGRI  (Sconvolts Pescara)
22  Mirko TORRI  (Sen Martin Modena)
20  Nicolò VADNJAL  (Friul Falcons Udine)

18  Simone CORDERO  (Blue Devils Genova)
18  Stefano OCCHIALINI  (Dolphins Ancona)
18  Andrea RONSVAL  (Dream Team Milano)
17  Fabiano MARCHESE  (Tigers Bolzano)
16  Giampiero GALLIANO  (Aquile Azzurre Genova)
16  Matteo TROMBETTI  (Sen Martin Modena)
15  Andrea FAIETA  (Sconvolts Pescara)
13  Paolo LAGANA’  (Turtles Milano)
11  Luciano GHISLOTTI  (Dream Team Milano)
11  Paolo PALLESI  (Lupi Toscani Scandicci)
10  Gianluca CALLA’  (Tigers Bolzano)

8  Filippo BURIGHEL  (Bulls Treviso)
8  Farid KHALFA  (Turtles Milano)
7  Nadege ALIMAN  (Goodfellas Pavia)
7  Marco GALEAZZI  (Dolphins Ancona)
7  Renato LA CARA  (Dream Team Milano)
7  Samuele MARCON  (Friul Falcons Udine)
7  Lorenzo VANDELLI  (Sen Martin Modena)
6  Gabriele ANIMALI   (Dolphins Ancona)
6  Enrico IMPERATO  (Sconvolts Pescara)
5  Francesco BONIFACIO  (Turtles Milano)
5  Diego MASOLI  (Madràcs Udine)
5  Riccardo OTTONELLI (Blue Devils Genova)

4  Benedetta DE CECCO  (Madràcs Udine)
4  Marco SCHIARATURA  (Dolphins Ancona)
4  Andrea ZORLONI  (Sharks B Monza)
3  Alessandro CERCHIARI (Sen Martin) 
3  Vittorio CERNUSCHI  (Sharks B Monza) 
3  Francesco PANEBIANCO  (Bulls Treviso) 
3   Jacopo VERARDO (Friul Falcons)
2  Sandro DAL MOLIN (Friul Falcons)
2  Massimiliano ESPOSITO (Gioco) 
2  Mauro SCARPA (Bulls Treviso)
2  Massimiliano SPANO’  (Lupi Toscani Scandicci) 
2  Emma TOGNIN  (Bulls Treviso)
1  Dennis ALLETTO  (Sharks B Monza)
1  Matteo BRUSCHI  (GiocoAnmic Parma)
1  Francesco BRESSAN  (Bulls Treviso) 
1  Alessandro BRUNO  (Dream Team Milano)
1  Danilo DEVINCENTIIS  (Sconvolts Pescara)
1  Marco ELIA  (Aquile Azzurre Genova)
1  Elia FILIPPIN  (Friul Falcons Udine)
1  Bruno JERVICELLA  (Dolphins Ancona)
1  Lorenzo USAI  (Blue Devils Genova)
1  Viorel PADURE  (Lupi Toscani Scandicci)
1  Nicolas SPORTELLI  (Turtles Milano)


1 - Claudio Comino (61 Reti)

È la vera grande rivelazione di questa stagione. I suoi Madràcs hanno stupito l'Italia intera per organizzazione e continuità di rendimento. Un piccolo gioiello di coesione, un orologio in cui tutti gli ingranaggi hanno saputo funzionare a dovere, impreziosito da un quadrante in vero oro, quel numero 3 con i rasta e tanto senso del gol. Ai Playoff di Lignano Sabbiadoro sarà uno dei giocatori più attesi.


2 - Luigi Tortora (52 Reti) 

I suoi Blue Devils non hanno fatto prigionieri, sotterrando sotto una valanga di gol le malcapitate Aquile Azzurre e Goodfellas. Sanno che per storia e blasone meritano di tornare in A1, e se non possono più contare sul Nazionale Andrea Ronsval ci pensa Gigi-gol a tenere vivo il sogno, anche perché la porta la vede bene. Temerario.


3 - Davide Sciuva (41 Reti)

A braccetto con Tortora ha cercato di battere il record assoluto di gol messi a segno da una coppia d'attacco, non solo di wheelchair hockey, ma di qualsiasi sport esistente su questa galassia. Uno schiacciasassi di quattordici anni, con tanto talento e altrettanta voglia di crescere. Tocco di palla e fiuto del gol sono una dote innata per il ragazzino savonese, uno di quei predestinati che insegue il suo sogno ad occhi aperti.


4 - Luca Viglioli (35 Reti)

Una trasposizione del classico centravanti calcistico su quattro ruote in movimento. Il bomber emiliano è leader e capitano di un gruppo che ha iniziato il suo lungo e faticoso percorso di crescita, fatto di cocenti sconfitte e duri allenamenti. La scorsa stagione ha iniziato a segnare con una certa regolarità, quest'anno a tratti è riuscito a stupire.


5 - Anna Rossi (30 Reti) 

Chi questo sport lo segue da qualche tempo ha imparato a conoscerla in altre vesti. Fino a cinque anni fa parlava in inglese al mondo intero, traducendo le parole del Presidente Federale in occasione del Campionato del Mondo di Lignano Sabbiadoro. In quell'occasione parlò di hockey con la voce, da circa due anni fa parlare solo il campo. Se l'inglese lo mastica il campo lo mangia. A fianco di veterani del calibro di Francesco Bonifacio e Marco Rasconi ha sfiorato la storica qualificazione ai Playoff con le sue "tartarughine", mix perfetto di esperienza e freschezza.



6 - Gianmarco Panizzo (28 Reti)

Se Luca Viglioli è una trasposizione perfetta del bomber calcistico, lui è il classico trequartista anni '90. Qualche mese fa era stato inserito nel sondaggio come rivelazione di inizio stagione. A fine stagione possiamo dire che l'aspetto che ha stupito maggiormente del numero 10 veneto è la costanza di rendimento. In una squadra imbottita di forza fisica ha rappresentato l'unica pedina a disposizione di coach Francesca Tata letteralmente insostituibile. Un manuale in movimento dedicato al teorema "massimo risultato, minimo sforzo", elegante ed essenziale al tempo stesso. Che dire, altro predestinato.


7 - Marco Magri (23 Reti) 

Che non sarebbe stata facile il veterano pescarese lo sapeva già, ma quanto c'è andato vicino. In una squadra dove Andrea Faieta ha sempre rappresentato il deus ex machina ha saputo ritagliarsi il suo spazio, andando a segno (azzarderemmo per la prima volta) con maggior regolarità rispetto al suo capitano, trascinando i suoi Sconvolts ad un passo dall'inattesa qualificazione ai Playoff, quasi a voler ribadire che gli abruzzesi ci sono ancora.


8 - Mirko Torri (22 Reti)

Una stagione nella quale l'obiettivo qualificazione sembrava alla piena portata dei modenesi. Gli uomini del Coccodrillo, però, sono calati d'intensità sul più bello, mancando l'accesso ai Playoff che solo un anno fa li vedevano ad un passo dalla storica qualificazione in A1. In una stagione senza picchi di assoluto splendore è sempre lui l'uomo guida, il numero 16 che porta palla con la stessa delicatezza di una valletta in prima serata TV, peccato che quando vede la porta vede rosso.


9 - Nicolò Vadnjal (20 Reti)

Una sola certezza, su questo ragazzo dovrebbe essere girato un documentario su Discovery Channel, e non di una sola puntata. Un monumento in carne ed ossa ai sognatori. Pochi mesi fa ha fondato la sua squadra, già oggi punto di riferimento per tutti quei ragazzi che come lui hanno tanta voglia di stupire. Si è caricato sul groppone un collettivo imbottito di giovanissimi inesperti, riuscendo a segnare in quasi tutte le partite, e soprattutto ad entrare nella top 10 dei cannonieri del Campionato. Con uno così niente è impossibile.


(foto S. Bonezzi])




mercoledì 29 aprile 2015

La Classifica Marcatori di A1... non manca proprio nessuno!


45 Giovanni CAMPONESCO (Albalonga W.H. Albano Laziale)
43 Mattia MURATORE (Sharks Monza)
37 Fatmir KRUEZI (Vitersport Viterbo)
31 Emanuel FARCASEL (Coco Loco Padova)
30 Jon JIGNEA (Black Lions Venezia)
28 Giuseppe FALETRA (Red Cobra Palermo)
28 Marco MALCOTTI (Thunder Roma)
27 Tommaso LICCARDO (Rangers Bologna)
26 Matteo BORTOLINI (Rangers Bologna)
26 Rino DONIN (Magic Torino)
21 Emiliano BORTOLUZZI (Thunder Roma)
18 Claudio CARELLI (Skorpions Varese)
18 Claudio SALVO (Coco Loco Padova)
17 Giovanni D’AIUTO (Red Cobra Palermo)
17 Luca GAROFALO (Leoni Sicani S.Margherita)
16 Tiziano FATTORE (Skorpions Varese)
16 Luca VANOLI (Sharks Monza)
15 Giorgio CAPPELLAZZO (Black Lions Venezia)
13 Giuseppe FLORENO (Aquile Palermo)
12 Pietro GILIBERTI (Coco Loco Padova)
11 Marcello IZZO (Vitersport Viterbo)
9 Matteo MUTTI (Skorpions Varese)
7 Michele CERAVOLO (Magic Torino)
6 Andrea FELICANI (Rangers Bologna)
6 Francesca NICOLOSI (Leoni Sicani S.Margherita)
5 Francesco CESAREI (Vitersport Viterbo)
5 Gino ACCARDI (Aquile Palermo)
5 Marco FERRAZZA (Thunder Roma)
4 Pasquale CARUANA (Leoni Sicani S. Margherita)
3 Gaetano CONSIGLIO (Red Cobra Palermo)
3 Sauro CORO’ (Black Lions Venezia)
3 Gianfranco SANTERAMO (Skorpions Varese)
3 Nicola TOLLA (Magic Torino)
2 Matteo INNOCENTI (Skorpions Varese)
2 Marco LAZZARI (Thunder Roma)
2 Giuseppe MASI (Aquile Palermo)
2 Christian SQUILLACI (Sharks Monza)
2 Davide LIONE (Magic Torino)
1 Luca MONTEVECCHI (Albalonga W.H. Albano Laziale)
1 Giuseppe SANFILIPPO (Leoni Sicani S. Margherita)
1 Aurelio LICARI (Leoni Sicani S. Margherita)
1 Pietro BONCIMINO (Aquile Palermo)
1 Mirko TOMASSINI (Magic Torino)
1 Alessandro BATTAGLIN (Skorpions Varese)
1 Luca TONIOLO (Black Lions Venezia)
1 Simone GAITO (Albalonga W.H. Albano Laziale)
1 Marco CIAMPICACIGLI (Thunder Roma)
1 Gabriel MINDRU (Thunder Roma)
1 Daniele LAZZARI (Thunder Roma)


In foto troverete i primi 10 della classifica, con un breve commento sul giocatore e la sua stagione.

1 - Giovanni Camponesco (45 Reti)

Nella stagione in cui il faro della squadra ha deciso di appendere la mazza al chiodo (un certo Michele Fierravanti) si è caricato l'intero peso dell'attacco sulle spalle. Niente playoff per le "Mucche" laziali, ma le medie gol del fenomeno napoletano sono vertiginose.


2 - Mattia Muratore (43 Reti)

Da almeno cinque anni riesce a stupire il pubblico di Monza sempre con giocate nuove. Un "alieno" il numero 9 brianzolo, che a suon di gol trascina gli Squali ai playoff-scudetto per la quarta volta di fila. La squadra è matura per un grande risultato, basta superare la maledizione "semifinale".


3 - Fatmir Kruezi (37 Reti)

Il numero 13 viterbese è una macchina da guerra; parquet o asfalto, wheelchair hockey o handbike, non fa nessuna differenza. E' nato per inseguire i suoi sogni, ed è abituato a farlo ad alta velocità. Attenzione, quest'anno ai playoff ci sono anche i "Lupi" in maglia verde.


4 - Emanuel Farcasel (31 Reti)

Non più la semplice spalla del Nazionale Claudio Salvo. Il co-protagonista si è preso la scena a suon di realizzazioni, diventando l'uomo di punta dell'attacco padovano. Non un attacco qualsiasi, quello dei Campioni d'Italia...


5 - Ion Jignea (30 Reti)

Forse la più grande scoperta degli ultimi anni 'hockeystici'. Il giovane veneziano è un mix di tecnica ed intuizione, finalizzatore di un gruppo che continua a stupire l'Italia, per qualità, compattezza, maturità tattica, ma soprattutto per la capacità di tener testa alle migliori d'Italia a meno di quattro anni dall'esordio ufficiale.


6 - Giuseppe Faletra (28 Reti)

Uno dei volti nuovi del wheelchair hockey italiano. Ha stupito per la velocità con la quale è stato capace di inserirsi in un sistema di gioco che non prevedeva un secondo portatore di palla. In meno di due anni è diventato uno dei realizzatori più prolifici della massima serie, riuscendo a coniugare estro e potenza.


6 - Marco Malcotti (28 Reti)

Ormai da anni ci ha abituati a medie realizzative importanti. Molti dei gol segnati in carriera dal numero 11 gialloblu nella maglia e giallorosso nel cuore hanno segnato momenti importanti nella storia del suo Club e dell'intero wheelchair hockey italiano. Quest'anno torna a giocarsi lo scudetto dopo la mancata qualificazione ai playoff della scorsa stagione. Il "dollarone" sui romani merita sempre di essere puntato...


8 - Tommaso Liccardo (27 Reti)

In passato era l'uomo simbolo di un intero campionato, capace di vincere uno scudetto anche da solo se era il caso. Oggi tiene testa, con l'innata eleganza che lo contraddistingue, alle più forti squadre d'Italia. I tempi in cui il napoletano in maglia bolognese ha sfiorato lo scudetto per due stagioni consecutive (2009/10, 2010/11), però, sono lontani. Per tornare ad accarezza il sogno tricolore ci sarà bisogno di quel maestro di hockey che ha incantato l'Italia per un decennio intero.


9 - Matteo Bortolini (26 Reti)

Nonostante la giovane età una vera e propria bandiera per i suoi Rangers. Dopo un anno in serie cadetta è tornato a giocare i "suoi" match, quelli dove per vincere non basta la tecnica, bensì il carattere e tanta testa. Caratteristiche che il bolognese ha dimostrato di avere a più riprese, giocando con quell'atteggiamento che tranquillizza i compagni ed innervosisce gli avversari. La sua mimica facciale è la stessa di uno che sta andando a fare la spesa, anche se sei lì a giocarti uno scudetto. Il rendimento della squadra non è ai massimi storici, ma per tornare a giocarsi qualcosa di importante il numero 11 dovrà sempre essere al centro del progetto.


9 - Rino Donin (26 Reti)

Una delle rivelazioni dell'intera stagione. Timido e a tratti impacciato nelle prime uscite di Campionato, un bulldozer nella seconda fase, che lo ha visto andare a segno con una regolarità imbarazzante. Addirittura undici le realizzazioni contro i Rangers nello scontro diretto valido per la salvezza. L'età non è quella di un giovincello, ma il torinese entra a far parte di diritto tra gli uomini più pericolosi dell'intera lega.