sabato 12 marzo 2016

God Save The Queen!


Ci sentiamo di ribadirlo ancora una volta, ad alta voce, senza paura di essere smentiti: quello che stiamo vivendo è il Campionato Italiano più equilibrato di sempre. Le ultime stagioni hanno visto prevalere la forza e l’organizzazione di un gruppo di ragazzi padovani che hanno saputo, da prima, imparare a fare i conti con l’amaro sapore della sconfitta (a volte amarissimo) per poi godere delle gioie che la vittoria di uno scudetto può regalarti. Prima di loro a dominare per un triennio erano stati i Thunder Roma, vera e propria accademia del gioco di squadra itinerante per tutto il Paese, per non parlare della squadra più vincente di sempre, quegli Skorpions Varese che nella seconda metà degli anni 2000 non avrebbero perso neanche con la Nazionale Italiana All Time. 

Se cercate il padrone di questo campionato rimarrete delusi. Vi starete chiedendo il perché. Semplice, non esiste, ed è proprio questo il bello. Il girone A, quello dei Campioni d’Italia per intenderci, è un thriller lungo dieci giornate. I Coco Loco che avrebbero dovuto fare il bello e cattivo tempo non dominano proprio con nessuno, vedi la trasferta di Palermo contro i Red Cobra, giocata sabato scorso, risolta solo nell’ultimo quarto.  Nei due derby contro i cugini di Venezia raccolgono appena due punti, con i lagunari che per mole di gioco creata avrebbero meritato sicuramente qualcosina in più. Andando un pò più a sud, le Pantere di Viterbo guidate dal carro armato Fatmir iniziano la stagione con una trasferta disastrosa, prendendo una quantità di gol da Milano (neopromossa) e Bologna (che ad oggi annovera solo cinque elementi in rosa) che ha quasi dell’imbarazzante per una squadra che pochi mesi prima sedeva comodamente sul gradino basso del podio italiano. Attendere il riscatto dei laziali nei match di ritorno era lecito. Infatti, detto fatto: la retroguardia alza le barricate chiudendosi in trincea, e da quel momento non passa più nessuno. Il Dream Team, che nella gara casalinga era andata a segno ben dieci volte, rimane incredibilmente a secco, schiantando il muso più e più volte contro un muro di gomma che respinge la totalità delle sortite offensive prodotte manco si stesse giocando a squash, d’altronde si sa, il buon vecchio schema catenaccio e contropiede difficilmente passa di moda. Non capita tutti i giorni di vedere una squadra di alto livello non riuscire a gonfiare la rete in una partita di hockey, quello che è successo nel match di ritorno tra Coco Loco e Black Lions, però, ha del paranormale. Per la prima volta nella storia del nostro sport il tabellone finale recita uno 0-0 che ha scioccato allo stesso tempo pubblico presente ed amatori casalinghi della domenica, dimostrazione di quanto il tatticismo portato all’esasperazione, in alcuni casi, rappresenti la mortificazione della libertà d’espressione. 

Anche il girone B vive di equilibri precari, soprattutto dopo il derby lombardo d’andata, che anziché prendere la strada di Monza, consuetudine delle ultime primavere, prende a sorpresa quella di Varese. Gli Scorpioni tirano fuori una prova di cattiveria, una di quelle prestazioni da campione ferito nell’orgoglio, probabilmente non hanno ancora digerito quel 9-2 inflitto dai cugini con lo Squalo cucito sul petto circa un anno fa. L’unica certezza del raggruppamento, al momento, porta indosso i colori giallo e blu dei Thunder, vittoriosi in tutte le quattro uscite stagionali. I romani, però, dovranno vedersela ancora contro Varese ed i Vice-Campioni d’Italia monzesi, rinvigoriti dalle vittorie proprio contro gli Skorpions, nella gara di ritorno, ed i Leoni Sicani, in una trasferta siciliana condita da tanto sole, sorrisi, e cibo di strada. La sorpresa più bella della stagione, però, fino a questo momento l’hanno regalata le Mucche di Albano Laziale, con l’inatteso ritorno in campo di sua maestà Michele Fierravanti, uno che quando vuole può fare la differenza in campo anche con un braccio fasciato. L’ex Commissario Tecnico della Nazionale è la variabile impazzita del girone, il fattore che può sconvolgere le sorti di questa o quell’altra squadra. La sua Albalonga conta due vittorie su tre gare disputate. Derby contro Roma a parte, ha vinto e convinto contro la neopromossa Ancona e ribaltato un parziale terrificante che la vedeva sotto 0-3 in casa contro i Leoni Sicani (partita vinta 5-3).

L’equilibrio emerso in questa prima metà di regular season sembra essere figlio di una tendenza sempre più diffusa tra le squadre della massima serie, ovvero quella di proporre un gioco sempre più legato alla preparazione maniacale degli aspetti riguardanti la tattica. Nessuna compagine lascia niente al caso. Ogni allenatore mette sul tavolo del black jack le proprie carte, cercando, però, di non dare il tempo al banco di vincere la mano. Nessuno domina contro nessuno. Scordatevi Cenerentole contro le quali arrotondare il numero di gol del bomber di turno, ogni match si gioca punto a punto, un incontro di quindici round nel quale il K.O. tecnico per manifesta superiorità non è ammesso. È un campionato “che non vuole padroni”, un pò come la Roma degli anni ’70 raccontata magistralmente da Giancarlo De Cataldo nel suo celebre Romanzo Criminale. Conquistarlo è un’impresa per persone coraggiose, per uomini (e donne, in questo caso) capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di prendersi la responsabilità della giocata decisiva a pochi secondi dalla sirena conclusiva, in grado di cambiare la storia con un lampo di genio. 

Una lega in cerca della sua Regina. Lo scudetto più incerto degli ultimi vent’anni è lì, qualcuno di questi provi a prenderlo.  











































       Claudio Fabra