[2014] - Un altro anno di wheelchair hockey è
giunto al termine. Questo, però, rispetto a quelli passati, lascerà un sapore
diverso, un ricordo forse ancor più nitido nella mente di chi ha vissuto
momenti non tanto speciali, quanto unici. Proprio così, il 2014 sarà ricordato
come “l’anno delle prime volte”.
Ogni prima volta è quasi sempre vissuta
come una sorpresa, quel qualcosa di nuovo che rompe una routine,
una consuetudine, che rimescola le carte, interrompendo l’ordine naturale degli
eventi.
Nella stagione 2013/14 l'ordine naturale
degli eventi era rappresentato dall'unica certezza degli ultimi anni
hockeystici, i Thunder. La squadra capitolina veniva da ben tre scudetti
consecutivi. La capacità di adattarsi ai punti di forza dell'avversario ne
aveva fatto una corazzata difficile da scalfire, un manuale del gioco di
squadra distribuito lungo il raggio d'azione di cinque carrozzine in movimento.
Il girone del centro-sud non prevedeva grandi insidie. L'avversario dal maggior
blasone era l'Albalonga di capitan Michele Fierravanti, quel concentrato di
tecnica e potenza che già da qualche anno guidava la Nazionale Italiana dalla
panchina (gli atleti con la sua patologia non possono vestire la maglia
azzurra). Gli scontri diretti con i forti cugini di Albano Laziale, però,
vedevano i romani in vantaggio 9-1, ed il rinforzo Giovanni Camponesco,
funambolica mazza napoletana, non poteva rappresentare appieno quel salto di
qualità necessario per colmare il gap tra le due squadre. Le altre contendenti
alla corsa verso le finali di Lignano non sembravano rappresentare una reale
minaccia. Ed è qui che ci sbagliavamo.
Nelle primissime giornate di campionato
arrivano al S. Lucia, da sempre casa dei Thunder, i Leoni Sicani, squadra della
provincia di Agrigento nata, da meno di quattro anni, in rappresentanza delle
Terre Sicane. I siciliani potevano contare su un gruppo dall'ottimo potenziale,
guidato in campo da Giuseppe Sanfilippo, capitano e fondatore della squadra,
oltre che stick da parecchi anni nel giro della Nazionale. Nessuno immaginava
potessero essere pronti già da quest'anno a competere a certi livelli. I
giallo-verdi di coach Sanfilippo Senior espugnano il campo romano in un match
ad alta tensione, proponendosi come rivale principe nella corsa alla
qualificazione.
Le partite successive sono una continua
conferma dell'evoluzione sul piano tecnico, ma soprattutto tattico, di questi
Leoni venuti dal nulla per stupire l'Italia intera. Giocano come si gioca in
Nazionale: un portatore di palla forte fisicamente, sempre pronto a rientrare
come ultimo davanti all'estremo difensore in fase difensiva, uno stick
incursore ed una mazza d'appoggio a fare scudo in fase offensiva, una mazza
apparentemente fuori dalle dinamiche di gioco, pronta a farsi trovare nel posto
giusto al momento giusto per spaccare in due la partita, ed un portiere che se
in giornata diventa un muro di gomma invalicabile, o almeno questa è la
percezione dell'avversario. Hanno tutto quello che serve per permettersi di
sognare in grande, a parte un pizzico di esperienza che in certe partite diventa
l'ago della bilancia.
Nella partita decisiva per la storica
qualificazione battono la bestia nera Viterbo (mai successo negli scontri
precedenti), mettendo in campo tutto ciò che una squadra può mettere;
adrenalina, sudore, ansia, paura, voglia. A Lignano alla fine ci vanno loro,
proprio in virtù di quello scontro diretto contro i maestri romani, in casa
loro. La prima mancata qualificazione per i Thunder nella loro quindicennale storia. [nella foto - i Leoni Sicani festeggiano la storica qualificazione]
Dopo aver
stupito ancora una volta con il successo ai danni degli Sharks Monza in
semifinale (terzi classificati per la terza stagione consecutiva), approdano
nella finale dei sogni, quella valida per lo scudetto. E' la prima volta per
una squadra siciliana. Dall'altra parte, però, c'è una veterana alla terza
finale consecutiva, i Coco Loco Padova. Stavolta i veneti non deludono le
aspettative, e portano a casa un tricolore più che meritato, il primo
ovviamente, figlio di un evoluzione costante, soprattutto sul piano mentale. La mente della squadra è Luca Vittadello, stick scuola Roma, che proprio con la maglia dei Thunder vinse lo scudetto nel 2006. Lui ed Eugenio Scricco, giocatore di hockey su prato prestato all'hockey in carrozzina, sono i principali artefici della spaventosa crescita a livello tattico dell'intera squadra. Gli interpreti di questa evoluzione sono: le mazze Claudio Salvo (stabilmente in maglia azzurra da cinque anni), Emanuel Farcasel e Pietro Giliberti, il capitano Nicola Schiavolin, che in carriera ha ricoperto tutti i ruoli possibili, ed uno stick giovane ma con la maturità del veterano, Andrea Schiaroli, figlio del Presidente Pierpaolo. A condire il piatto di questa bella e forte realtà hockeystica troviamo un gruppo di giovanissime promesse (nell'ordine): due classe '97, un classe '99, un 2004, e un 2007. Un vero e proprio vivaio, per una squadra che ha già da ora gettato le basi per un futuro di nuovi successi. [nella foto - i Coco Loco Padova Campioni d'Italia]
La A2 vive il dominio assoluto di una grande del wheelchair hockey italiano, i Rangers, costretti per la prima volta ad un anno di transizione in serie cadetta, per via del ritiro ad inizio stagione dello scorso campionato. I bolognesi sono uno schiacciasassi ambulante, infliggono punteggi severi alle avversarie, girone o fase finale non fa differenza. Sono di un'altra categoria loro, e si sapeva. Il dato alla voce "gol fatti", a fine stagione, segnerà la cifra record di quasi 200.
A spuntarla nella corsa al
secondo posto sono a sorpresa le Aquile di Palermo, che in funzione della
classifica avulsa riescono superare in volata le contendenti Sen Martin Modena
e Dragons Grugliasco, alla vigilia forse leggermente più quotate della
compagine rosanero. Neanche a dirlo, per la prima volta la A1 vedrà
tre squadre siciliane (oltre le Aquile, i Red Cobra Palermo e i già citati Leoni).
Ma non c’è solo campionato
in questo 2014. Ad agosto va in scena a Monaco di Baviera, in uno spettacolo di
efficienza tedesca, la 3° edizione del Campionato del Mondo. La novità
principale di questo Mondiale è sicuramente l’introduzione dei punteggi, che limita
la forza fisica di Nazionali che negli anni passati hanno goduto di uno
strapotere sul piano della forza. Il problema è che quelli con la maglia Orange
non li fermi neanche con le cannonate. Gli olandesi impartiscono un’altra
lezione internazionale, adattando le caratteristiche dei propri giocatori
migliori al nuovo regolamento. Schierano quasi l’intero quintetto del club
Campione d’Olanda in carica, il De Pont Rotterdam, aggiungendo una mazza debole
fisicamente, ma tremendamente efficace in fase difensiva. Che dire, Campioni
del Mondo per la seconda volta, e senza due pilastri come Berrie Hommel e
Marcel Van den Muysenberg. Veramente tanta roba, forse troppa. [nella foto - Dennis Van den Boomen e Kamal Tahtahi, simboli del successo Orange]
Capitolo amaro, invece, per gli azzurri,
che colgono il più grande insuccesso nella storia della Nazionale. E’ mancato
un po’ tutto ai ragazzi di Giorgio Dell’Oca, chiamato a sostituire Fierravanti
a pochi mesi dalla competizione più importante in assoluto. E’ mancata
organizzazione, convinzione nei propri mezzi, ore di allenamento, e in molte
occasioni anche fortuna, purtroppo. Il settimo posto conquistato in una
surreale finale contro i simpatici australiani, prima e speriamo ultima volta, è
una situazione che nessuno vuole più rivivere. Bisogna ripartire da zero, si
dice sempre, è vero, ma è l’unica cosa da fare. Sicuramente la nuova Nazionale
di Saul Vadalà, una delle più belle scoperte degli ultimi anni, non potrà farlo
con lo storico capitano azzurro, quel Tiziano Fattore che tante volte ha levato
le castagne dal fuoco, regalando emozioni e successi, come il Torneo “Four Nations”
disputato a Berna, vinto pochi mesi prima dell’avventura in Finlandia. Ha
deciso di non vestire più la maglia azzurra. Forse è proprio vero che si è
chiuso un ciclo, quello del “blocco Varese”, che dominava in Italia e non
sfigurava all’estero. Un peccato non vederlo più con quei colori addosso. [nella foto - Tiziano Fattore con la fascia da capitano al Campionato del Mondo 2010]
Chiuso il capitolo
Mondiale si ritorna a pensare alla stagione successiva, quella in corso tanto
per intenderci. Le prime uscite hanno dato spettacolo, partite combattute, risolte
spesso nei minuti finali. La stagione 2014/15,
però, deve fare i conti con altri due ritiri, quelli di Jaguars Parma e Dragons
Grugliasco, oltre all’ennesima mancata iscrizione degli All Blacks Genova, una grande
del nostro passato hockeystico che da anni ormai deve fare i conti con gravi defezioni per quanto
riguarda l'organico. Nonostante tutto qualche bella novità arriva
anche quest’anno. Nascono i Friul Falcons, la nuova realtà udinese
composta quasi completamente da ragazzi under 15. I “falchi”, a poche settimane
dal loro esordio in campionato, hanno regalato, a braccetto con i cugini Madracs,
una giornata da ricordare, quella del primo derby. Giornata da ricordare non solo per quanto riguarda lo sport
friulano, come è stato scritto da qualche parte, ma per l’intero movimento del
wheelchair hockey italiano, sempre più bisognoso di giornate come quelle, anzi,
di derby come quelli. Altra matricola pronta a scendere in campo nel 2015/16, la creatura di due vecchie conoscenze dell'hockey di alto livello, Fabio Merlino (ex Rangers Bologna) e Luca "Terminator" Mercuri (cinque volte campione d'Italia con la maglia degli Skorpions). I due stick lombardi hanno fondato, pochissimi mesi fa, la Warriors Viadana, appoggiata dallo sponsor tecnico Macron. Insomma, questi due di certo non scherzano.
Dulcis in fundo il motivo principale per il quale quest’anno così
intenso sarà ricordato, o almeno dovrebbe esserlo. A febbraio, tra lo stupore
generale, protagonisti inclusi, esce il primo film mai girato sul wheelchair
hockey, dal titolo "Lo sport è uguale per tutti". Il film racconta la storia dei ragazzi del Sen Martin, cresciuti, come
persone e come gruppo, seguendo l'esempio di un ragazzo speciale, quel Lorenzo
Vandelli, conosciuto da tutti semplicemente come "Lorenz". Il 73 dei coccodrilli ha saputo
convertire la sua passione per lo sport in sorriso, in opportunità, insegnando
che il benessere dell’uno passa da quello dell’altro, e che la disabilità non è
una piaga da subire, ma da vivere.
Una lezione di vita lunga
poco meno di due ore, che vi consigliamo vivamente di vedere, per chiudere
questo 2014 con un sorriso...
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